Il giorno del gioco 2020
XV Edizione del Giorno del Gioco (6-13 maggio 2020) – Riflessione sul tema:
“PAROLE IN GIOCO”
La comunicazione attraverso il gioco o la lettura di un libro, di un racconto, di una favola, consente ad ogni bambino o adulto di sognare e di intraprendere un lungo viaggio, espressione della voglia di vivere. È come stare su una barca inaffondabile e navigare in libertà sul mare della creatività come accade con i giochi linguistici che consentono di giocare con le storie. Dall’enigmistica alla pubblicità, dall’indovinello al cruciverba, dai quiz alle inchieste, dalla satira ai messaggi sui social, dal testo alla recitazione, dai suoni ai video, dai segni grafici alla comunicazione del corpo, la lingua mette in gioco le parole in modo che ci affascinino come una magia ancora prima che convincerci.
Nella XV edizione del Giorno del Gioco si vuole cercare di indagare il rapporto tra GIOCO e PAROLA, intesa come linguaggio ed espressione del pensiero come comunicazione. A volte il gioco comincia con un “facciamo che”, un uso gergale, ludico e funzionale del verbo fare; quando si gioca, si gioca un ruolo e i ruoli che si interpretano sono diversi (di avversari, contro sé stessi, contro il tempo, di regolatore dei giochi altrui, ecc.), e si devono attenere a dei limiti di comportamento che il gioco prescrive, con le sue regole. A volte la copertura del ruolo è visibile anche da una vestizione vera e propria, attraverso divise, segnaposto. I giochi incominciano come le storie, con un “facciamo che”, in cui il tempo e lo spazio e le persone sono diversi da quelli correnti. I giochi e le storie hanno tanti punti di somiglianza, per esempio entrambi si separano dalla realtà e hanno tempi, personaggi e spazi propri. Simulano in parte elementi della realtà e non hanno conseguenze nella realtà. Tutti i giorni noi pensiamo, pronunciamo o ascoltiamo migliaia di parole. Ma, nella mente di chi le usa, le parole non sono isolate l’una dall’altra, e tanto meno raccolte in maniera disordinata e confusa, ma formano un grande libro, quello del lessico. Un insieme ordinato e compatto, in cui ciascuna parola è in relazione con le altre, attraverso una fitta rete di rapporti di significato. Le ‘parole’ si mettono insieme attraverso, un ‘gioco’ di relazioni. Nonostante l’eterogeneità costitutiva del fenomeno, è tuttavia possibile parlare non solo di “giochi di parole” o, in maniera più inclusiva, di “parole in gioco” in tutte le lingue e culture, ma è altrettanto possibile parlare della loro traduzione. Infatti, esistono molte somiglianze anche tra giochi nelle diverse lingue-culture.
Il gioco è sempre un’esperienza creativa: mentre gioca il bambino o l’adulto è libero di essere creativo e di far uso dell’intera personalità ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé. La creatività costituisce un veicolo fondamentale per cogliere il filo sottile che collega i due termini ‘parola’ e ‘gioco’ come mezzi di comunicazione e stabilire nessi. Così il libro non è necessariamente costituito da pagine, può essere animato, teatralizzato, ogni pagina è uno “scaffale”, all’interno del quale si appoggiano oggetti simbolici e quelle conoscenze da veicolare o comunicare. Ogni oggetto/pagina ogni parola o gioco potrebbero avere una propria natura sensoriale, leggibile, ascoltabile e, quindi, imprescindibile nel vissuto personale, sempre integrabile come integrabile e dinamica è la conoscenza e interattiva come la comunicazione. Attraverso il gioco il bambino vive! È il suo magico modo di comunicare, mai, infatti, l’adulto dovrebbe sminuire questa attività tanto importante per i piccoli. Mai dovrebbe essere considerata una perdita di tempo. Ogni adulto dovrebbe invece capire l’impegno e l’importanza che ci sono dietro un pettinare una bambola o spingere una macchinina. Bambini lo siamo stati tutti e ognuno di noi ha sempre preso molto seriamente il “suo gioco”.
Il gioco, come il disegno, rappresenta una delle comunicazioni non verbali più nobili per un bambino. Il gioco così come la parola può essere l’immagine del pensiero che crea il suo mondo. La parola è un gesto indicatore che nel nominare si riappropria di un tutto che riporta nella memoria alla pronuncia del segno con cui lo ha istituito. Il gioco e la parola esprimono emozioni. La parola ‘parola’ intesa come comunicazione può essere parlata, scritta, immagine, suono, forma, segno, movimento, ecc., ma anche la parola ‘gioco’ può assumere molti significati. In molte lingue per esempio declina i termini centrali del teatro, ma anche nello specifico indica non soltanto l’attività del giocare ma anche l’insieme delle figure, simboli, strumenti utilizzati; indica ancora lo stile… mette quindi insieme le idee di limite, di libertà e d’invenzione … fortuna e abilità … rischio… è un sistema di regole … evoca, infine, un’idea di libertà. Il gioco così come la parola altro non è che è una pratica d’immagini, è lo strumento per educare l’immaginario, cioè la capacità di ascoltare i riflessi delle corrispondenze e ordinarle in una forma.
Nell’idea del gioco come nell’uso della parola c’è libertà e c’è regola a guidare l’immaginario: occorre chiedersi se ci sia metodo. Gianni Rodari, di cui nel 2020 ricorre il centenario della nascita, con “La Grammatica della Fantasia” ne fornisce uno convincente, che si pone non come codice di leggi, ma come codificazione di usi dell’immaginario: una prassi, non una ratificazione. La logica della fantasia apre a lettori piccoli e grandi le porte dell’invenzione narrativa e dell’uso della parola “non perché tutti siano artisti ma perché nessuno sia schiavo”. Ed è storia di parole e gioco con esse. Enigmistico, scherzoso, narrante. “Una parola gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio, e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere.”
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Arch. Francesco Langella